tradizioni

Il periodo balneare

(articolo curato da Giuseppe Ruberto)

da libro VIAGGIO NEL PASSATO

di Francesco Tropea

Il periodo balneare - E i costumi da bagno
(Quandu jiamu alla marina) 1^parte

ctrupia56 Il duro lavoro che si svolgeva nei campi una volta, raggiungeva il massimo culmine nei mesi di maggio e giugno. Infatti, proprio per la fine di quest'ultimo mese si ultimavano nelle vigne sia i trattamenti rameici che l'ultimo ripasso.

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A Sambiase il pellegrinaggio alla Madonna di Conflenti

(articolo curato da Giuseppe Ruberto)

da libro VIAGGIO NEL PASSATO

di Francesco Tropea

IL PELLEGRINAGGIO A CONFLENTI
( Quandu i sambiasini jianu alla Madonna d'ì Cuscjìanti )

ctropeazAltre feste molto sentite erano in ordine la festa del quindici agosto alla Madonna di Dipodi dove si svolgeva pure la vendita del bestiame e qui avveniva il pellegrinaggio di molti fedeli.

La chiesa allora di discreta dimensione non riusciva a contenere la marea di gente costretta a sostare in piedi nello spiazzo antistante e appunto la chiesa stessa, mentre dai dintorni si sentiva la voce del venditore di rinfrescanti dire: "gassose fresche bevete, bevete la gassosa"; allora erano queste le bibite conosciute e più in voga oltre a questo vi erano i "muzzùnati" ricavate dalle mandorle pestate e le granite per lo più al limone. Altra festa di pellegrinaggio Madonna di Visora a Conflenti nell'ultima Domenica di agosto.

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Quando a Sambiase si vendeva il vino

da libro VIAGGIO NEL PASSATO

di Francesco Tropea

LA VENDITA DEL VINO
(Quandu a Sambiasi si "cacciava 'llu vinu")

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Quando arrivava il perdiodo della vendemmia, non tutti i proprietari di vigneti vendevano l'uva, di fatti la vendita di questo prodotto avveniva in molti modi diversi.

C'era chi mostificava le uve per vendere subito il mosto ottenuto, per il quale c'erano già le prime richieste dei vari mediatori che tra loro praticavano differenze di prezzo e allora ogni venditore andava alla ricerca di colui che glielo pagasse meglio, questa vendita era detta proprio "allu migglìori priazzu". Altre persone a seconda delle loro esigenze, vendevano una parte di raccolto metà ad uva e l'altra metà la mostificavano dando al vino una tonalità di colore chiaro per venderlo da Natale in poi ai cantinieri catanzaresi che preferivano quel tipo di vino detto appunto "lampànti" cioè doveva vedersi dal bicchiere pieno da una parte all'altro.

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