Fatti e personaggi del '900

Ricordi e aneddoti sul M° Tommaso Buffone

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musicaleNella nostra società la banda musicale svolse un'importante funzione socio-culturale: fece conoscere al pubblico non abituato alle sale da concerto il piacere dell'ascolto, riunisce strumentisti e autodidatti in una passione che non conosce confini.

Uno sparuto gruppo di suonatori, la maggior parte contadini e operai di una certa età, avevano messo in piedi la prima Banda musicale di Sambiase complesso d'ottoni, le prove nei pochi ritagli di tempo libero dalla campagna e dal lavoro, la partecipazione segnava i momenti più importanti e caratterizzanti della vita religiosa civile e sociale della Sambiase del tempo. (Giuseppe Ruberto)

 

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Anno 1925 - Alcuni componenti della BandaRicordi e aneddoti sul M° Tommaso Buffone

di Pietro Ruberto

Sambiase, cittadina onesta e laboriosa, ha avuto in ogni tempo suoi figli che si dedicarono con passione ai vari campi dell'arte e del sociale in genere. La vivacità cittadina di un tempo aveva la sua massima espressione nella Banda musicale che, come ogni buona cosa, non legata a nessun "carro" o ad interessi economici, ha subito alterne vicende. Felici ed infelici, quindi, le vicissitudini di un'antichissima Banda musicale che già da prima del secondo conflitto mondiale annoverava strumentisti e musicisti di straordinario talento.

Grazie principalmente alle poche testimonianze, essenzialmente orali, di maestri e musicisti, nonché di altri di varia estrazione sociale e culturale che ho potuto "recuperare" una parte della memoria storica di questa nostra comunità: " Nessuno ha mai pensato di raccoglierla e di rivalutarla" .Ed è proprio per amore verso questa terra e la sua gente che voglio, con questo mio scritto, tracciare un percorso dell'evolversi dell'attività musicale di Sambiase che, anche se con aspetti e connotati diversi, quasi per `magia' ritrovo tramandata oggi.
Si hanno notizie storiche della Banda musicale di Sambiase intorno al 1920 quando questa era diretta dal Maestro Staglianò al quale subentrò il Maestro Tommaso Buffone (1864-1943) sotto il quale la Banda visse alterne vicende e nella quale vi si ritrovarono impegnati, nel corso del tempo, intere famiglie che si tramandarono con orgoglio l'arte musicale da padre in figlio. Erano, comunque, tempi tristi un po' per tutti ed in tutti i campi, mag­giormente in questo dove il sacrificio e l'impegno non venivano né riconosciuti, né adeguatamente re­munerati: tanto per intenderci, con un accompagnamento funebre si riusciva a racimolare 300 lire, mentre per le feste dell'Immacolata, S. Lucia, S. Rocco ed altre a volte si arrivava a coprire il costo esorbitante di 350-400 lire. Erano costi modestissimi (per non dire miseri) ma la passione era tanta (così mi hanno confermato i miei interlocutori) che non si badava per niente al guadagno e di questo maggiormente ne pativano i vari Maestri della Banda che si sono succeduti nel tempo, poiché a volte dovevano dire grazie non al compenso racimolato, ma alla solidarietà di qualche buona vicina di casa o di altri se potevano mettere qualcosa di commestibile nello stomaco. Eppure i morsi della fame sparivano - mi ha detto un musicista - quando si suonava per le vie del proprio paese o di altri; quella musica (a volte sempre la stessa, maliziosamente ha commentato un altro) riusciva a riempire le pance e a far dimenticare sia la fame che la miseria morale e materiale. Oltre a queste difficoltà soggettive ed oggettive, i componenti della Banda avvolte - dovevano fare i conti con le risa e gli sghignazzamenti di tutti quei burloni del paese che ottusamente e con ignorante cattiveria si prendevano gioco di essi durante qualche esibizione e al loro passaggio. Sono cose che purtroppo, con manifestazioni e gestualità diverse, esistono anche ai nostri tempi, sia nel campo musicale che in quello culturale in genere e sono cose che ci convincono sempre di più che in questo campo il proverbio "nessuno è profeta in patria" risulta assumere un significato notevole. A riprova di questo basti sottolineare, comunque, che tutto ciò non fu da ostacolo alla passione caparbia di alcuni strumentisti e musicisti di Sambiase che, malgrado gli ostacoli incontrati si affermarono - in seguito - nelle Bande musicali meglio organizzate dei Comuni del Nord e dell'Arma dei Carabinieri. Mentre altri emigrando in Argentina e negli Stati Uniti d'America hanno potuto, grazie a quelle piccole nozioni musicali, integrarsi più facimente di altri.

Ma chi era realmente il Maestro Buffone? Senz'altro un Artista vero, nel senso più ampio della parola. Pittore e musicista lo era davvero. Tante sono le testimonianze delle sue opere, sia in un campo che nell'altro, scaturite dal suo cuore e dalla sua mente e, dalle sue abili mani eseguite. Eppure come tanti grandi, era incompreso addirittura a volte deriso dai più, anche se di quella schiera dei più la stragrande maggioranza era costituita da gente rozza, ignorante o da persone che si ritenevano presuntuosamente colte, ma tutti egualmente poco sensibili all'arte.

Dicevamo che artista Tommaso Buffone lo era davvero, anche perché la sua esistenza, come quella di molti altri artisti del passato (almeno nel periodo vissuto a Sambiase) è stata caratterizzata da stenti, alternata da brevi attimi felici e da lunghi e cupi periodi tristi, nei quali anche le esigenze più piccole, elementari, quotidiane spesso non potevano essere soddisfatte. Ha vissuto però intensamente e da protagonista del suo tempo, non ha mai chiesto nulla per sé stesso, ogni cosa che sperava di ottenere sia dalla gente che dagli amministratori di allora, era per migliorare le condizioni della sua banda: un locale dove effettuare le prove, le divise per i suoi musicisti spazi e occasioni per farli esibire. Nulla per se! Era un idealista per questo spesso si alterava per un nonnulla, contro il potere costituito, quando non gli volevano riconoscere i meriti della sua banda. Una persona dal carattere spigoloso, irruento a volte, quando la miopia e l'ignoranza dei suo prossimo era intrisa di stupida cattiveria.

Il maestro Buffone però sapeva il fatto suo, aveva studiato al Conservatorio Santa Cecilia di Roma (uno dei più importati e prestigiosi) ed era un uomo di profonda cultura emerito bestemmiatore sì, ma di animo buono. Cosciente però che la sua passione, il suo sacrificio e il suo impegno non venivano né riconosciuti, né adeguatamente remunerati, in un'amara considerazione che fece ad alta voce al nostro interlocutore disse: «Nonostante tutto, nel bene e nel reale, mi rincuora il solo fatto che col mio lavoro quasi tutti i sambiasini conoscono la musica, e gratis».

L‘aver alfabetizzato (musicalmente parlando) gran parte delle famiglie di Sambiase, gli dava quel coraggio necessario ad affrontare le ristrettezze di ogni genere, cui era soggetto. Chi ebbe la fortuna di frequentare la sua casa, in via atrio I° Ferruccio, nella parte alta e storica di Sambiase, vide qualche suo dipinto e gli affreschi fra i quali richiamavano l'attenzione per la bellezza, la tecnica e la maestosità dell'opera, Santa Cecilia, sul soffitto di una stanza e due angeli che reggevano una tela, al capezzale del suo letto; tanto per citarne qualcuno nella sua dimora, ma anche in altre case di Sambiase lasciò la sua firma. La sua vita (anima e corpo) erano pieni d'arte ogni suo pensiero, ogni sua idea partiva dal cuore per essere perfezionata dalla mente eccelsa. In parecchie occasioni i suoi componimenti gli ronzavano in testa di notte. Proprio in una di queste ebbe l'ispirazione per la composizione di “Vieni a piangere con me” e, per non dimenticarla, ne scrisse le note con una matita al muro, vicino al suo letto, affinché non potessero farle svanire dalla memoria.

Non fu facile vivergli accanto, anche per una moglie devota come la sua Maria Amalia Muraca, che in più occasioni veniva malamente redarguita quando, secondo il marito, interrompeva una lezione o una prova della banda. Così come non gradiva interferenze altrui ed esigeva il massimo rispetto degli appuntamenti degli orari e del tempo dai suoi musicisti, per questo andava in escandescenza quando qualcuno di essi manifestava scarso impegno o si dimostrava superficiale. Una volta - accadde a Botricello - in occasione di una festa di piazza Tommaso Buffone mostrò tutta la sua ira. Si era sul punto di eseguire “Pastorello svizzero” ed il musicista che era all'ottavino (il flauto piccolo) non era in condizioni di suonare, perché si era lasciato andare nel bere prima dell'esibizione. Fu allora che il Maestro con prontezza e fra mille imprecazioni non citabili, lo sostituì suonando personalmente lo strumento. Per dirigere la banda si avvalse di un piede, sbattendolo forte quando qualcuno dei musicisti commetteva un errore ai quali, fra una sua pausa e l'altra, lanciava epiteti volgari. Una figura, un personaggio, senza ombra di dubbio singolare nel suo genere, che ha segnato il suo tempo lasciando traccia di sé nella popolazione sambiasina e nei cuori di chi lo ha conosciuto e frequentato. Morì a Sambiase, il 20 novembre del 1943, all'età di settantasette anni.

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'U MAESTRU BUFFUNI (1)

'Mparáu lla musica a víacchji e guagliúni,
cumu t"u scúardi a Tumási Buffuni?
Fhacía Ila scola senza pagári,
linchjíu 'na cámbara ‘i sarti e scarpári,
pigliáu lla 'mprúnta d'ogni mistíari,
'na múrra 'i mbastári, caíni e varvíari.

Chi nd"u ringraziava!
Chi cci ndi dézi ajútu!
Jía pittandu madonni mu campava,
muríu pizzénti e 'ncancarinisciútu.

Armáu 'na banda di trenta pirzzúni
ccu 'na fhragáglia 'i craríni arruzáti,
'i fhráuti, 'i bumbardíni e di trumbúni
di quattru o cinqua bandi midicáti.

Mu sunávanu 'na trúmba
cci vulía curággiu e játu...,
mastru Cícciu Cassátu e Píatru Spiránza,
ch'all'accurrénza 'u 'ngnurávanu "Sponza",
nd'avíanu garbu, pacíanza e sustanza.
A 'sti dúa musicanti Buffúni a vantava,
ma quantu vóti vidía 'nu purmúni
d"u grúbbu d"a trúmba cha pinduliáva.

"L'ábitu 'un fá llu mónacu
e lla chjírica 'un fá llu príaviti!'
Ccu lli strumenti mali arranciáti
eranu trenta pirzzúni affiatáti.
Cchi c'era: llu Riguléttu,
l’Utéllu e lla Traviata?
'Na límba 'í pirciatélla 'mpurmaggiáta!

"Dopu chi múaru íu - dissi Buffúni –
chi l'arma cchjú 'na banda a Sambiási?"
E ffu accussí, Tumási áppi ragiúni.
'Ngiustríanu sulaménti cosi mali...,
chi l'arma cchjú 'na banda musicáli!

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Questo é il testo del telegramma che il Maestro Buffone era
solito inviare a conferma del suo intervento:
"Cunfhíarmu cuntráttu,
ccú musica partu,
trenta pirsúni.
Maéstru Buffúni"

 


(1) Poesia in vernacolo di Salvatore Borelli tratta dal libro "CUMU 'NU SU'ANNU", p.33, La Modernissima di Lamezia T. (Cz)

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