memorie

"I CARRUALI" : RETI NEURONALI DEL NOSTRO TERRITORIO

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di Francesco Gaspare La Scala (addì 22 aprile 2018)

Premessa: Oggi è la a giornata della Terra, unico luogo dove dovremo vivere ancora per lunghi secoli. Il nostro piccolo e bel territorio ne fa parte. Non umiliamolo con sacchetti di rifiuti abbandonati dappertutto nelle campagne e nei borghi o con quei comportamenti egoistici e prevaricanti di chi ritiene di avere il monopolio della cultura e produce disastri concettuali ancora più intollerabili. Sforziamoci ed impegniamoci per generare amore genuino per il nostro lembo di terra e per esprimere idee feconde ed utili per il suo sviluppo ed il suo progresso morale.
Vi ripropongo una mia riflessione di qualche tempo fa su sorprendenti aspetti dello scenario in cui viviamo che consideriamo ancora poco e che invece è un giacimento ricchissimo di varietà biologiche, di suggerimenti culturali e di poesia.


Tutta la Piana, i colli e le montagne del nostro spazio circostante più prossimo ( Umwelt , dal tedesco, mondo che ci avvolge, ambiente) sono segnati da una fitta rete di passaggi interpoderali, di sentieri che si inerpicano sui monti e si addentrano in fitte boscaglie, che costeggiano ruscelli o aggirano ostacoli naturali, e da altri misteriosi passaggi da noi denominati " stratuni" , "carruali " o "carrulicchi ".
Sono tutti percorsi tracciati, da tempi immemorabili, da animali ed uomini per risolvere i propri problemi di vita ordinaria, di approvvigionamento e di comunicazione rapida, nel pieno rispetto della orogenesi dei luoghi.
Ben lontani anni luce dalla concezione barbara degli anonimi nastri di asfalto sui quali si ritrovano inconsapevolmente spesso a sboccare con stupefazione attonita, i "carruali" cercano di autoperpetuarsi rendendosi quasi irreperibili e lasciandosi invadere da rovi, sambuchi ed edere in attesa che qualcuno li riscopra nella loro originale essenza.
Oggi sono numerosissimi gli individui che non hanno mai saggiato l'ebrezza di percorrere una rete di "carruali" per giungere dalla Piana al Paese, o per scendere da "Shantu Sideru alli Specchi" Qualche decennio fa, era un'esperienza fiabesca e indimenticabile. Erano passaggi angusti, delimitati da interminabili siepi costituite da essenze tanto familiari da riprodurre spesso l'odore di casa in ogni stagione: rovi di more, finocchio selvatico, querce da sughero, fichi , caprifichi, fichi d'India, "fhituselli" , menta, mentuccia, "niapita" , tanti alberi da frutta che venivano piantati sul confine dai proprietari ( di antica civiltà ) degli appezzamenti di terreno proprio per dare ai passanti la possibilità di "cogliere senza chiedere " detto nella nostra parlata : "Shi ndi vidi beni u povariallu".
Nel bel mezzo dei "carruali " più larghi si notava spesso una striscia centrale ancora verde, non solcata dalle ruote delle carrette, dove continuavano a crescere il finocchio e spuntavano i bei fiori azzurri della cicoria. Ai piedi delle siepi, la polvere sottilissima, macinata dai continui passaggi di ruote e zoccoli, serviva per il bagno " secco" dei piccoli passeri. In alcuni tratti i passaggi diventavano ombrosi e si stringevano in vere gallerie di verde che ti accoglievano con un fresco abbraccio. Se incontravi un asino o una carretta era una festa di sguardi, di saluti, di brevi chiacchierate semplici e piene di significato: " E da...da, chista cull'autri, pacianza, u Shignuri n'aiuta!"
Io ero tanto piccolo, potevo giungere ad osservare la pancia bianca dell'asino o il mozzo ingrassato della carretta e notare mosconi dorati , tafani, gli scarponi ruggenti del padrone, la capra legata all'asse! Di giorno i "carruali " erano popolati da lucertole, rare biscie, uccelli e insetti fantastici come lo scarabeo rinoceronte, l'immancabile scarabeo stercorario, u "pisafhiarru". Il cervo volante, la Mantide Religiosa, apunialli, api, vespe e calabroni! Di sera, tornando a casa, si potevano osservare lungo il cammino, donnole, ghiri, lepri e qualche impaziente uccello notturno! Colonna sonora permanente: cicale e chjiurri d'estate, canti di uccelli e rari ed isolati richiami di bestiole d'inverno! La mia fantasia popolava i "carruali" , specie all'imbrunire, con presenze mitiche di fauni, di ninfe, di centauri, di folletti e di "shpiardi" terrificanti. Tante volte ho creduto che imboccare un "carrualu" sconosciuto poteva costarmi il morso di un "ashpitu" cioè di un mostro mezzo gatto e mezzo serpente! E in effetti le biforcazioni ignote destavano un certo disappunto ed evocavamo misteri che traevano linfa dai racconti delle nonne che ci accompagnavano in quell'intricato cammino!
Esiste ancora, quindi, nel nostro territorio, una fitta rete di passaggi antichi, tracciata nei millenni, i cui echi sono ancora vivi nelle nostre memorie, che hanno visto scorrere la nostra storia ed hanno ascoltato i racconti dei nostri avi. Questa rete rappresenta una preziosa memoria tattile, una sinapsi dal valore immenso che non può essere spenta e sostituita da nessun nastro di asfalto per quanto levigato e funzionale. È una rete che nessuno oggi apprezza, grazie alle inconsistenti deviazioni del "nuovo", ma dovremmo tutti riflettere e cercare di conservarla e valorizzarla traendo mappe di percorsi che potrebbero aiutarci , più in là, anche a risolvere difficili quesiti di storia ed archeologia nostra oltre a costituire un inesauribile giacimento di umanità e poesia.

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