Cronache tra il 600 ed il '700

Nicastro 1757: testimonianze intorno allo scandalo del vescovo Achille Puglia

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di Antonio Raffaele

Verso la fine dell'estate del 1757 scoppiò un grande scandalo a Nicastro, in mequito ad alcune lettere anonime o con firme false, inviate al sovrano, alla Sacra Congregazione di Roma, ed al Nunzio Apostolico di Napoli, recanti accuse sull'attività pastorale del vescovo Puglia, e su alcuni abusi verso le autorit e cittadini comuni. Le a, cuse dei ricorsi si estedevano anche sull'operato dell'Arcidiacono D. Smeraldo Puglia, fratello del Vescovo, e del Vicario Generale D. Cataldo Corrado. Lo scandalo si estese così tanto che le persone chiamate in causa come firmatari delle denunce non solo negarono d'esserne gli autori, ma testimoniarono sulla condotta zelante e prudente del vescovo come pastore della Chiesa e degli affari della Diocesi.


A testificare ciò non furono solo gli amministratori, ma portarono la loro solidarietà i sacerdoti ed i frati di Nicastro e Sambiase, ed intervennero il ~ n Patrizio Giovan Battista Barone di Tropea, quale vicario generale degli stati di casa d'Aquino, ed il Patrizio Giorgio Melacrinis di Monteleone, conduttore dei citati stati.

Prima testimonianza «Testifichiamo con giuramento Noi sotto[scritt]i olim Sindaci, ed Eletti di questa Città di Nicastro del passato anno 1756, che principiò la nostra Amministrazione dal primo maggio dell'istesso anno, e terminò l'ultima d'Aprile del cor[ren]te anno 1757. Come essendosi vociferato, che sotto del nostro nome si fussero fatti ricorsi, che non sappiamo distintamente il contenuto di essi, tanto alla Maestà del Re nostro Signore (Dio guardi sempre feliciti) che alla Sagra Congregazione in Roma, o in altri Tribunali, così Ecclesiastici, che Secolari, caricando la persona di Monsignor Vescovo di questa predetta Città D. Achille Puglia, alla riserba d'un ricorso fatto da esso attestante Sindaco del Popolo, con altri del Regimento alla prefata Maestà del Re nostro Sig[no]re, sul motivo, che in una Funzione della Cattedrale non

i fu dato I incenzo, coree altresì d'un altro ricorso fatto a Monsignor Nunzio Apostolico in Napoli per alcuni impedimenti, che furono fatti ad alcuni nostri Concittadini nell'innalzamento d'alcune Fabriche, contigue la Chiesa di S. Antonio Abbate dentro questa città. E come da Noi non si sono fatti altri ricorsi, per non aver avuto veruno motivo, stantecché detto Prelato nel governo della Chiesa, e Diocesi si è portato, e si porta con sommo zelo, prudenza, e disinteressato. e verso chi che sia ;)Tattica atti d'incorrotta ;iustizia, secondo I'obligo la buon pastore, e perciò ,e mai si trovassero fatti etti altri ricorsi, sono tut
apocrafi, falsi, e lontani !al vero, come fatti per )pra di malevoli, e di sfa= cendati poco timorati di Dio, che godono nell'altrui turbolenze; Onde in more della verità, e per discarico di nostra coscienza, abbiamo fatto stimarne il p[rese]nte, sottos[cri]tto di nostre proprie mani, ed in presenza delli so[ttoscri]tti Testimoni, e ligalizato da Regio e publico Notaro. Nicastro 5 Settembre 1757,.'

Seconda testimonianza «Noi So[ttoscri]tti Sindaci, ed Eletti di questa Città di Nicastro, che sin dal primo Maggio principiò la nostra amministrazione, e termina coll'aiuto Divino l'ultima del mese Aprile dell'entrante anno 1758, attestano con giuramento, qualmente ci è venuto in notizia, che sotto il nostro nome fatti si fussero più ricorsi contro Monsignor Vescovo di questa predetta Città D. Achille Puglia, che il contenuto di essi non abbiam potuto sapere, e drizzati si fussero, tanto alla Maestà del Re nostro Signore, (che Dio guardi), quanto in Roma a quella Sagra Congregazione ò forse in altri Ecclesiastici e Secolari Tribunali; E perché mai da Noi si sono fatti tali ricorsi, non avendone avuto motivo veruno, poiché detto Prelato ha governato la Chiesa, e Diocesi tutta con prudenza, sommo zelo di giustizia, e senza veruno interesse, in maniera tale, che il suo ufficio fave adempito con esemplarità d'incorrotto Prelato, onde con amore viene da tutti amato; e però se qualora si ritrovassero fatti d[etIti ricorsi, sono falsi, apocrafi, e totalmente alieni dalla verità, perche fatti da persone inquiete, malevoli, e senza timor di Dio; Onde Noi, in adempimento del nostro dovere, ne abbiamo fatto il p[rese]nte, sottos[cri]tto di nostro proprio carattere, corroborato col nostro universal sugello, e legalizato da publico, e Regio Notaro. Nicastro li 3 Settembre 1757».2
Terza testimonianza «Noi qui So[ttoscri]tti Sacerdoti della Terra di S. Biase, e diocesi di Nicastro in Provincia di Calabria Ultra facciam fede, ed attestiamo cum juramento con animo di ripetersi toties quoties et sub verbo veritatis a chi la p[rese]nte sarà p[rese]ntata tanto né Tribunali di giudizio chiesastico, quanto di secolare, come l'Ill.mo Monsignor D. Achille Puglia vescovo di questa n[ost]ra diocesi, nel governar la mede[si]ma si è portato, ed attualmente si porta con ogni carità pastorale, e zelo nel castigare i sudditi delinquenti usa la clemenza, né si è da Noi inteso che abbia fatta transazzione alcuna, ma con savia prudenza contraria li vizi, ed esorta le virtù. Allorché si è trovato fuori della med[esim]a ha lasciato per viceregente il Rev.mo Signor Arcidiacono D. Smeraldo Puglia intorno a quel che sia di materia politica, e per quello appartiene al governo temporale, e spirituale ha tenuto, e tiene destinato il Rev.mo Vicario G[enera]le D. Cataldo Corrado, de' quali il Primo ha dato a tutti buon esempio col suo buon costume, e carità, anziché assistendo continuamente con zelo al servizio della cattedrale, e sua Parocchia ave ad ogniun fatto noto il suo vivere esemplare, né mai ha dato scandalo alcuno. II secondo m[ol]to idoneo a disimpegnar la sua carica, non ha voluto giammai prender regali, ma in ogni conto dando il buon esempio non si fa veder quasi giammai fuor da Palazzo, in tal maniera, che la città e diocesi tutta si dimostra di tutti tre sodisfattissima; onde in verità di quanto di sopra n'abbiam firmato la p[rese]nte attestazione di n[ost]re proprie mani, e così sia.S. Biase 20 settembre 1757».3

La quarta testimonianza è sottoscritta dai dignitari e canonici della Cattedrale;' la quinta dai Padri e frati locali del convento di San Francesco di Paola di Sambiase;' la sesta dai locali e gremiali del convento del Carmine di Sambiase,` tutte sul tenore per forma e contenuto della terza. Dalle testimonianze citate si evincono quattro cose: il tipo di accuse rivolte al vescovo e agli altri due ecclesiastici; come agli amministratori interessasse più discolparsi che discolpare il vescovo; come le testimonianze dei frati e canonici pur con qualche variante avessero stessa forma e contenuto; come queste ultime tre insistessero puntigliosamente a difendere l'operato dell'arcidiacono e del vicario generale. Per spiegare questa situazione bisogna ritornare indietro, al tempo del vescovo Francesco Maria Loiero, il quale avendo innalzato a cinque i canonici soprannumerari, causò alla sua morte una lite per il posto di vicario capitolare tra suo nipote ed Agostino Sacco. A causa di tale contesa il clero locale si divise in due fazioni. Al suo insediamento, il nuovo vescovo Puglia decise di quietare gli animi affidando la carica di Vicario Capitolare (congiuntamente a quella di Arcidiacono del Capitolo), al fratello Smeraldo, persona estranea ai litiganti, ma vicina a sé. Tale scelta, invece di risolvere la questione acuì la contesa tanto da provocare una serie di ricorsi a Roma e la successiva sospensione dagli incarichi assunti da ambedue i prelati Puglia. Questa lite che divise il clero potrebbe essere la causa delle denunce, anche se il mancato rinvenimento di tali lettere non ci per-mette, per ora, di formulare un giudizio più ampio. Certo è che la testimonianza del Patrizio Giovan Battista Barone di Tropea', vicario generale degli stati di casa d'Aquino, e quella del Patrizio Giorgio Melacrinis di Monteleone,e conduttore, estranei al clero e all'amministrazione cittadina, non ci aiutano a capire di più, perché sono identiche per forma e contenuto alle precedenti.'Il clima creato nella città e nella diocesi causò la chiamata a Roma del vescovo (fu sospeso dal 1760 al 1764) e l'arrivo in città del visitatore apostolico Paolino Pace che si trattenne dal 1760 al 1773, anno della morte di Mons. Puglia.
Note
1. Seguono firme: Domenico Nicotera Sindaco dei Nobili; Dom[eni]co Colelli Sindaco del Populo; Frantceslco Anttonilo Corona e Felice Antonio Fag9 eletti dei Nobili; Bruno di Fazio, Gregorio di Fazio e Aloisio Stagliano eletti del popolo; Giacinto Costanzo e Gio Maida testimoni.
2. Seguono firme: Raimondo Colelli Sindaco de Nobili; Mario Corona e Felice Sacco eletti dei Nobili; Lorenzo Mancuso e Diego Caprino eletti
3. Seguono firme: Antonio Arciprete Pansino; D. Antonio Ciaccio; D. Antonio Orlando capptellalno coaiutore; D. Antonio Verzino, D. Michele Sposato, D. Francesco Pi-romaggi, D. Francesco Grillo; D. Pietro Scordovillo, D. Gregorio Petronio, Tomaso Renda, Francesco Pizzonia, Giuseppe Benincasa, Bruno d'Aquino, Nicola Cataldi, O-doardo Benincasa, Domtenilco Caputi, Domenico di Sossi sacerdoti; Gennaro Barone e Domenico Scerbo testimoni.
4. Seguono firme: Gio. Colelli decano; Andrea Tufari cantore; Paolo Liscotti penitenziere; Dr Domenico Vecchi Primicerio; Domenico Donato, Giuseppe Pettinato, Onofrio Sando, Giuseppe Caligiure, Michelangelo Cristiano, Liborio Andreaggi, Pietro Famularo, Francesco Melito, Carlo Guzzi canonici (Nicastro 19 settembre 1757).
5. Seguono firme: frate Onofrio Panucci; frate Antonio Vetere ex Provinciale; fra Francesco Ranieri, fra' Rosario Morano, fra' Raffaele Grande, sacerdoti; Grande Antonio frate (S. Biase 17 settembre 1757). 6. Seguono firme: frate Elia lannazzo M.ro Priore; fra Giuseppe Maria Moro e fra' Giuseppe Gallo locali e gremiali sacerdoti; fra' Pietro Mazza locale sacerdote; fra' Serafino Casaburo studente locale (19 settembre 1757).
7. Nicastro, 19 settembre 1757. 8. Nicastro, 13 ottobre 1757.
9. Per i documenti citati: Archivio di Stato di Catanzaro, SEZIONE DI LAMEZIA TERME, Notaio Amantea Domenico, a. 1757, ff. 26-33.


L'articolo è tratto dalla rivista Storicitta di Lamezia Terme, direttore Massimo Iannicelli, n°87, maggio 2000, pp.4/6

 

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