Cronache tra il 600 ed il '700

Cessione ad enfiteusi di terreni interni al castello di Nicastro nel 1782

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di Francesco Raffaele

I documento qui proposto è l'atto di cessione ad enfiteusi di alcuni terreni interni al castello, stipulato tra il procuratore della Principessa Vincenza Maria d'Aquino Pico, il Cavaliere Francesco Valegnani, ed Ivone Spada.


L'importanza del documento sta nel fatto che molti storici affermano che la cessione avvenne dopo il terremoto del 1783, mentre questa, come traspare dall'atto notarile, fu stipulata l'anno precedente, quando l'edificio funzionava ancora come carcere criminale. Il documento, oltre a fornirci il giorno esatto, è importante, in quanto ci descrive che il castello dopo il terremoto del 1638 era stato parzialmente restaurato, mentre la gran parte delle muraglie erano ormai in stato di rudere.
Il 16 luglio 1782, il perito D. Domenico Colacino nel rispondere ad un ordine del Procuratore D. Francesco Valegnani scriveva: «Eccellenza, il Signor D. Domenico Colacino dopo che avrà riconosciuto l'aggregato ter reno vi riferirà il suo sentimento circa l'annuo canone, che potrà imponergli a beneficio della Camera Principale.
Questa sua lettera era dovuta alla richiesta di D. Ivone Spada il quale qualche settimana prima «supplicando espone al Cavaliere come nel recinto, e fra i rottami dell'antico castello di detta città vi è un inutile prezzolino di terreno di capacità d'un quarto di tomolo detto volgarmente l'Orto del Castello, di cui la Camera principale non percepisce veruna rendita e poiché tal terreno si desidera dal supplicante ad enfiteusi coll'imposizione del corrispondente annuo canone; perciò supplico nel fargliene la concessione, e l'avrà ut Deus».
Il perito Colacino svolse velocemente la stima dei terreni e così rispose al Procuratore: «Eccellenza, In esecuzione dell'ordine di V.E. mi sono conferito di persona sulla faccia del luogo designatomi nel sottoscritto memoriale, e ho ritrovato, che dietro le fabbriche, che formano l'attuali carceri di questa città, si ritrova un piccolo pezzetto di terreno piano chiamato orto del Castello, à questo vi si aggiungono altri piccolissimi pezzetti di terreno, ma diseguali di sito, e tutti ingombrati di pietre, calcine e muraglie da detto castello, quali tutti di unità arrivano alla capacità di un quarto di tumulo all'incirca, e quantunque detta estensione fosse di poca valuta annua però la considerazione, che viene chiusa dai muraglia di detto castello, sarà di parere che parrebbe V.E. darlo ad enfiteusi, e sarebbe capace dell’annuo canone di carlini dieci se altrimenti non parerà all'E.S., cui con dovuto ossequio mi dichiaro [... ]».
La stima dei terreni venne ritenuta giusta sia dal Procuratore che da Ivone Spada, tanto che l'8 Ago-sto venne rogato l'atto di cessione presso il Notaio Moraca Giuseppe di Ni castro: «Nicastro, 8 agosto 1782. Costituiti personalmente in presenza nostra l'Eccellentissimo Signore Cavaliere Don Francesco Valegnani Nobile Teatino al presente in questa Città suddetta, bene cognito qual Generale, e Speciale Procuratore dell'Eccellentissima Signora Donna Vincenza di Castiglione Feroletus [...] d'una parte. Ed il detto Signore Don Ivone Spada di questa suddetta Città [...] dell'altra parte. Spontaneamente detto Signore Cavaliere nel nome suddetto ha in presenza nostra asserito come dentro il curcereto dell'antico Castello di questa Città già da lunghissimo tempo e fin dell'anno 1638 col generai tremuoto delle Calabrie, totalmente ruinato, e distrutto e propriamente dietro le stanze delle Carceri, che per antico avanzo di detto edificio al presente si ritrovano vi sia un pezzetto di terreno ripiano che volgarmente dicesi l'Orto del Castello, cui d'intorno si susseguono vari altri pezzettini di terreno, su delli quali erano un tempo edificate le parti di detto edificio ma oggi tutte ingombrati di pietre, calcine, e rottumi del su cennato distrutto edificio tutti i quali pezzotti di terreno circondati, e limitati dalle reliquie, e frammenti delle antiche mura di detto castello arrivano ad essere della capacità di circa un quarto di tumulata, di cui la suddetta Eccellentissima Signora Principessa, che ne è la posseditrice, a cui detto luogo si appartiene niuna rendita ne ha percepito, e percepisce, e poiché tali pezzotti di terreno come sopra descritti, limitati, e circondati da dette antiche muraglie sono stati richiesti ad enfiteusi dal detto Don Ivone Spada esso Signore Cavaliere avendone commessa perizia, e relazione al Pubblico Perito Don Tomaso Colacino di Feroleto come dal tenor d'essa, che appresso si inserirà, ha ritrovato che sulla domanda verte evidente utile di detta Signora Principessa, e perciò ha risoluto di cedere ad esso Signore Spada, siccome in effetto cede, e dona ad enfiteusi et ad meliorandum, e sotto la natura. e patti enfiteusi i suddetti pezzotti di terreno come sopra descritti, limitati e circondati di dette antiche muraglie, insieme con tutti quelli iussi, azioni, diritti, e ragioni che ad essa Signora Principessa competono sopra detto luogo e possano competerle.
E fatta l'assertiva suddetta [...] oggi suddetto dì in presenza nostra spontaneamente concesse ad enfiteusi, et ad meliorandum, e per mezzo della penna diede ad esso Signore Don Ivone Spada presente per suoi Eredi, e successori i suddetti pezzi di terreno come sopra descritti, e limitati e censuati nel modo e forma che al presente detta Signora Principessa si posseggono.
E questi per l'annuo canone, o sia censo perpetuo di carlini dieci, [...] che il suddetto Don Ivone Spada promise, e si obbligò pagarlo a detta Signora Principessa suoi eredi, o chi per lui ogni anno nel di ultimo Agosto del prossimo venturo anno 1783, e così continuare in appresso in futuro, ed in perpetuo d'Agosto in Agosto in perpetuo senza diminuzione alcuna, e senza eccezione [...] alle quali eccezione, ad altre rettamente detto Don Ivone con giuramento rinunciò e promise non servirsene per così che [...1 si possa ogni anno da detta Signora Principessa Eredi, presentare, accusare, liquidare, e rescindere [...].

E caso che il suddetto Signore Don Ivone Eredi cessassero per un decennio continuo di far detto pagamento vollero e si convennero dette parti per patto speciale che esso Signore Don Ivone s'intendesse ipso facto, e senza decreto di giudice decaduto dal possesso, ed utile dominio di detti pezzi di terreno così che possa detta Eccellentissima Signora Principessa, Eredi di propria autorità ripigliarseli insieme con tutti i miglioramenti che si troveranno fatti e concederli ad altri, ò disporne a suo piacimento per che così sia.

Con altro patto che detto Signore Spada sia tenuto d'ora in avanti siccome promise, ed obbligò se stesso suoi Eredi, di migliorare detti pezzi di terreno come sopra concessi piantandoli d'alberi fruttiferi, ed altri miglioramenti così che passino sempre in aumento e non deterioramento e in caso contrario resti privato di tal concessione nella maniera di sopra espressa per che così sia. Così che da ora in avanti sempre, ed in perpetuo suddetti pezzi di terreno come sopra descritti, e confinati e concessi ad enfiteusi [..] passino, o siano in utile dominio di detto Signore Don Ivone Eredi ad averli, tenerli, possederli, migliorarli, e disporne cedendoli detto Signore Cavaliere nel nome suddetto tutte 1'azzioni utili di detta Signora Principessa [...]. E promette esso Signore Cavaliere [...1 li sopra detti pezzi di terreno come sopra concepite [...1 sempre difendere ed antestare da qualsivoglia persona contradicente [...].
E promettono anche esse parti per solenne stipulagli l'una all'altra rispondenti presenti la locazione e concessione, e promesse predette, e tutte le cose di sopra enunciate sempre e accennate, grate e ferme, e a quello non contravvenire per qualsivoglia causa [...].1
Successivamente a Don Ivone Spada, il castello fu possesso di Giovambattista Francica di Vibo Valentia, il quale, con nota autografa dei 1930, testimonia che l'area era stata data in affitto a tale famiglia Liscotti di Nicastro, che corrispondeva un canone annuo di lire 20. Alla sua morte il castello fu ereditato dalla figlia Beatrice Francica (1889 - 1950), che sposò l'avvocato Nicola Froggio fu Giacinto. 2
La proprietà del manufatto fu successivamente amministrata dal figlio di Beatrice, avvocato Giacinto Froggio Francica, nato il 15 Gennaio 1919. 3
Il castello viene citato in un atto notarile della prima metà del se¬colo. La proprietaria Beatrice Francica fu Giovambattista, in Froggio, domiciliata a Vibo Valentia, vende a Giuseppe Furci di Giuseppe, domiciliato in Nicastro, con atto del 20 luglio 1943 rogato dal dottor Ernesto Aliberti, notaio in Frascati, un immobile così denominato: piccolo appezzamento di terreno, vocabolo castello, della superficie di are 17, sito, come i due precedenti, nel Comune di Nicastro, precisamente a ridosso del Rione San Teodoro, nella Contrada dei Molini, confinante col Castello Vecchio, col torrente, strada Nazionale Ni-castro - Soneria, salvo altri. 4
Nel 1993 il castello è stato espropriato, ed attualmente si stanno conducendo campagne di scavo.

Note.
1. ARCHIVIO DI STATO DI CATANZARO, SEZIONE DI LAMEZIA TERME, Notaio Giuseppe Moraca, busta 479, ff. 217-9.
* Nb. Per l'atto integrale vedi: F. RAFFAELE, Il castello di Nicastro, Lamezia Terme 1998.
2. ARCHIVIO PRIVATO DELIA FAMIGLIA FROGGIO - FRANCICA.
3. ARCHIVIO PRIVATO DELIA FAMIGLIA FROGGIO - FRANCICA.
4.CONSERVATORIA DEI REGISTRI IMMOBILIARI, Catanzaro, nota di trascrizione n. 2063-48/3116-5914.v

 

L'articolo è tratto dalla rivista Storicitta di Lamezia Terme, direttore Massimo Iannicelli, n°86, aprile 2000, pp.18/21

 

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