Cronache tra il 600 ed il '700

Nel ‘700 a Sambiase la tassa sulla cavalcatura

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Nel ‘700 a Sambiase la tassa sulla cavalcatura

 

di Giuseppe Ruberto

Le famiglie nobili residenti a Sambiase, secondo il catasto onciario, erano gli Amendola, i de Fhiore, i Frappa, i De Jesi, i Nicotera, i Pugliese, i Rossi ed i Turco. Per l’elezione dei rappresentati del governo cittadino (questo avveniva ogni cinque anni) la prassi di solito era questa: la sera del 30 Aprile l’Ordinario Servente dell’Università, cioè il Comune, faceva il “Bando”, sarebbe a dire che usciva per le strade attirando l’attenzione dei cittadini col suono di un tamburo, e invitava gli aventi diritto al voto a presenziare al pubblico “Parlamento” che si sarebbe tenuto nella Piazza Principale. Il giorno successivo, 1° Maggio, venivano eletti 40 decurioni, cioè 20 del ceto dei nobili e 20 tra il ceto dei civili e quello dei maestri di bottega.

panorama

 

Successivamente i galantuomini nominavano il “Sindaco dei Nobili” (questo aveva le funzioni di primo cittadino) mentre i civili ed i maestri di bottega eleggevano il “Sindaco del Popolo”. Per entrambi i ceti la designazione a sindaco aveva la durata di un anno. L’organizzazione amministrativa prevedeva apprezzatori, tassatori e razionali nella riscossione di dazi, di gabelle e di entrate, ed un mastrodattia che teneva il registro delle deliberazioni del sindaco, delle autorità in genere ed annotava tutto ciò che avveniva negli uffici…etc. Il responsabile militare, se così possiamo definirlo, era designato dal Governatore di istanza nella vicina città di Nicastro. Quest’ultimo aveva la giurisdizione in tutte le cause, tanto civili che criminali, quantunque fosse la qualità o il valore e la pena; tranne per tutti gli omicidi in generale dove la competenza era della Regia Udienza di Catanzaro.

Su quello che era l’ordinamento amministrativo dei nostri comuni, il più delle volte, non funzionava bene come doveva (a distanza di oltre tre secoli, per certi versi, lo è tutt’oggi!) dal momento che le leggi non erano applicabili a tutti i cittadini nello stesso modo e nella stessa misura. Essendovi tra essi disuguaglianza di trattamento, accadeva che venivano esentati dall'osservanza e dal rispetto delle leggi la nobiltà, il clero, i militari ed i funzionari di corte, mentre il resto del popolo era obbligato al pagamento delle tasse ed al rispetto delle regole. I nobili poi pretendevano, oltre ai privilegi di cui godevano in larga misura, anche l'immunità per le loro abitazioni, per le strade dove queste erano situate, per i servitori che vestivano la loro livrea e per tutti i luoghi dove erano esposti i loro stemmi. Ovunque imperava lo sprezzo per la legge; i delitti si moltiplicavano, i malfattori non venivano puniti anche per l'aiuto e la protezione che davano loro i baroni e la gendarmeria, che spesso era connivente. In quella che era l’Università di Sambiase (nella seconda parte del Settecento contava 3.000 abitanti) si riscontra il dato importante dei redditi, ad esempio i proprietari benestanti avevano un reddito medio annuo stimato a 205 ducati, alcuni dei quali superavano i 1.000 ducati di reddito; il ceto dei massari poteva arrivare a 48 ducati così come i commercianti a 30 ducati, mentre il ceto dei braccianti recava una media annua di circa 24 ducati. (1)

Un territorio la cui fonte primaria di guadagno era l’agricoltura, in particolare, la produzione dell’olio e del vino. Sono numerosi i documenti notarili che riportano le commesse di questi prodotti, tra i vari proprietari terrieri Sambiasini e le casate nobiliari della città di Napoli. Come già accennato la cattiva amministrazione ed il malcostume portarono al vilipendio del bene comune, questo grazie ai litigi tra fazioni di galantuomini del paese. (2) Le proteste dei cittadini per effetto delle tasse fiscali erano cadenzate annualmente contro i reggimentari, i quali le dovevano versare alla Regia Tesoreria di Monteleone (odierna Vibo Valentia). Quanto accade nel 1777 è uno dei tanti episodi. Il Magnifico don Carmelo Caruso (rappresentante del ceto dei civili) e mastro Giovanni Bernardi (rappresentate del ceto del Popolo) designarono con “mutu” proprio che i sigg. Francescantonio Zaffina e Felice Frappa dovevano riscuotere il pagamento di alcune tasse, in modo particolare quella della cavalcatura. (3)

Tutto ciò senza la designazione meritoria da parte del Sindaco dei Nobili, il Magnifico don Gaspare Fiore, in qualità di primo cittadino. Per la cronaca i due insospettabili “Magnifici”, Caruso e Bernardi, attraverso i due virtuosi esattori, esigevano dai cittadini che transitavano dalla pubblica piazza del paese (ovvero nei pressi della chiesa Matrice) con i loro carri trainati da animali equini, la somma di ventisei carlini. Sostanzialmente era questa un’odierna tassa sui pedaggi, che altro non erano che un tributo che si esigeva là dove la particolare natura del luogo, per esempio un passaggio obbligato, offriva motivo per la loro imposizione; erano quindi una specie di dazio di transito interno, in questo caso non dovuto. In particolare il rifiuto di pagare la tassa ai sopracitati esattori portava al sequestro del carro e dell’animale stesso, nonché l’arresto del suo proprietario.

Quanto accade in seno alla Deputazione “Sambiasina” era facile a rilevarsi, in quanto gli stessi tre ceti si “controllavano” vicendevolmente. Ma nulla avvenne come negli anni 1768 e 1773, quando i cittadini denunciarono al tribunale della Regia Udienza di Catanzaro il non rispetto delle norme per le elezioni di due sindaci del ceto dei Nobili (Carlo Tucci, ed Antonio Fiore). Questa volta a denunciare il sopruso sono due sacerdoti, cioè i reverendi don Domenico Ferrari da Nicastro, e don Bruno Grillo da Sambiase, entrambi delegati del vescovo Mons. Francesco Mandarani. I due chiesastici si premuravano di sottoscrivere nella denuncia che lo Zaffina ed il Frappa, nelle ore pomeridiane, si presentarono nelle terre di proprietà delle chiesa di S. Pancrazio e quindi della stessa Curia di Nicastro chiedendo ai poveri coloni i ducati da sborsare, per poi intascarseli. Alcuni cittadini, galvanizzati dal stesso clero locale, denunciano successivamente l’abuso e le molestie subite. Seguirono numerose udienze finché i Giudici della Regia Udienza decretarono le diverse irregolarità da parte dei "Magnifici" rappresentanti comunali. In modo particolare il Giudice della Corte ordinava ai Reggimentali di Sambiase, presenti e futuri, e agli stessi inquisiti, che tale servizio doveva essere appaltato con le dovute istruzioni. Per siffatto reato il giudice ordinava di ricompensare quei malcapitati cittadini, attraverso l'esonero della tassa catastale che si andava formando. Sembrava tutto risolto tra amministratori, giustizia e popolo “Sambiasino” quando, pochi anni dopo con il terremoto del 1783, ci fu la rivolta di quest’ultimo contro i giudici della Cassa Sacra. (4) Come dire che, ancora una volta, la ricerca archivistica è la base ineliminabile per ogni ricostruzione della memoria del passato.

Note

1. Lamezia T., Storia ,cultura e economia, Rubbettino Editori, a cura di F. Mazza, nov.2001, al cap. “ Identità forte società ed istituzioni nella modernita” a cura di F.Campennì e F.Cozzetto, pp.141, nota 104 ;
2. Archivio di Stato di Catanzaro, fondo Regia Udienza, elenco di denunce avvenute tra il 1760 ed il 1780 davanti ai giudici del tribunale della regia Udienza: Reggimentari di Sambiase con Odoardo de Fiore, controversia per il mantenimento dello jus di raccogliere le castagne nel terreno detto Mitoio da parte dei cittadini; Procuratore dei cittadini di Sambiase con Nicola Nicotera sindaco, deputati della tassa fiscalaria e cancelliere; Controversia per la nomina a deputati fiscalari ; Antonino Marini tesoriere del reverendo capitolo di Nicastro con università di Sambiase, ricorso per il pagamento della decima; Bruno Costa con Giuseppe Soriano e altri, ricorso contro la nomina di mastrodatti; Gaspare de Fiore con Antonio Serra, controversia ereditaria; Francesco Saverio Malacrinis e figli, affettatori dello stato di Nicastro con Felice d’Ippolito, controversia per il pagamento della dogana del mare; Domenico Nicotera con Università di Nicastro, ricorso contro il catasto; Francesco Cafiero con doganieri Baronali di Nicastro, controversia per i privilegi concessi ai negozianti napoletani; Pietro De Sensi e Matteo Caterisano con erario dei Feudi di Nicastro e Feroleto, controversia per la carica di consultore; Antonino Marini sacrista maggiore della Cattedrale di Nicastro con il vescovo d. Achille Puglia, controversia per il restauro della chiesa; Poveri di Nicastro con Mensa vescovile e Alessandro Pugliano, controversie per mancato versamento relativo alla rendita destinate ai poveri; Paolino Pace vicario apostolico della diocesi di Nicastro con sacerdote Francesco Caligiuri cancelliere mensa vescovile , Giustino Amorelli mastro del vescovo Antonio Bruni economo, richiesta pagamento di 300 ducati; Università di Nicastro con Francesco Maria di Francia appaltatore dei tabacchi, controversia per l’appalto dei tabacchi; Accuse di anonimo che i soldati e i subalterni della Regia Udienza s’intendono con i malviventi e causano danni all’Università di Sambiase, controversia per mancato pagamento come amministratori Gregorio Fazzari con Domenico Tropea e Giovanni Maria Cataldi; Università di Sambiase con Domenico Graziano cassiere debito per 60 ducati ; Ricorso contro il pagamento di tasse Cittadini di Sambiase con reggimento di Sambiase;Pietro de Fiore barone di Cropani con Pasquale Nicotera barone. Debito di 100 ducati per annualità maturata su un capitale di 2000 ducati
3. Archivio di Stato di Catanzaro, fondo Regia Udienza, Sambiase, anno 1777, Domenico Ferrari e Bruno Grillo con Gaspare de Fiore. Oggetto: Controversia per il pagamento di tasse fiscali;
4. Giuseppe Ruberto, in “ Sambiase archivi e dintorni”, capitolo: La spoliazione degli arredi sacri dai conventi e chiese di Sambiase, dopo il terremoto del 1783, pp.28-35, Massimo Iannicelli editore, febbraio 2018.

 

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